La meta è la metà del viaggio, l'esperienza è il nostro bagaglio.

Forse è capitato anche a te di fermarti improvvisamente e di capire di te stesso una cosa che sentivi da tempo, ma sulla quale non riuscivi a riflettere. Perchè la nostra vita è un “work in progress”,  costantemente “under construction” come si ama scrivere sulle porte delle nostre pagine on line. Bè, quella cosa che probabilmente ti lascia perplesso e ipnotizzato a guardare fuori da una finestra, si potrebbe chiamare meta. Ognuno di noi ha una o più mete. Ed ognuno di noi ha diverse strade per raggiungerle. La differenza non è nelle strade o nelle mete, ma in come si affrontano le due cose e nel peso che si da ad ognuna delle due. C’è chi predilige il viaggio e si preoccupa che sia comodo e spende tempo e monete per circondarsi di cose che potrebbero servire, … potrebbero. Magari due di ogni cosa, non si sa mai. E si allena all’uso di tecnologie che potrebbe usare qualora se ne presenti l’occasione e che comunque è divertente tenere in mano e ancora di più acquistare al miglior prezzo. Il viaggio pare quasi essere un alibi per attrezzarsi e mettersi la divisa giusta e gli strumenti diventano piccole mete da raggiungere, conquistare, dominare, esibire. Lentamente, ma inesorabilmente, si perde di vista la direzione iniziale e il viaggio procede zigzagando velocemente con il carrello tra i tanti scaffali on line, gettando dentro ogni cosa possa fare la differenza tra chi possiede 

potenzialità e chi dice di averne. C’è chi invece predilige la meta, viaggia leggero e non da troppa importanza a come la dovrà raggiungere. L’importante è che il risultato sia quello voluto, costruito mentalmente e progettato senza mediare tra quello che la tecnologia può farti fare e quello che la creatività vuole ottenere. Sono spiriti liberi, capaci di arrivare al posto giusto con un paio di curve di matita su di un vecchio foglio di carta, senza lasciarsi fermare da un calo di corrente o da un processore surriscaldato. Sono quelli convinti che una buona idea resta tale sia a colori che in bianco e nero, che da un piccolo rettangolo devi saper guardare oltre prima di bloccare ciò che vedi, che un disegno realizzato a matita o con una penna digitale resta un disegno a meno che non ci sia dell’altro, che mille calcoli sulla resa tolgono tempo all’istinto e ad esso la passione, che se ti rubano un pc ti portano via dei file, ma se ti rubano un’idea … poca roba: il cervello resta al suo posto e pronto all’uso. Non si tratta di capire o scegliere il modo giusto di andare avanti, e nemmeno di insegnare un metodo che ad ognuno arriverebbe in maniera diversa e distorta. Si tratta di talento forse, di istinto sicuramente. Percorsi e mete possono somigliarsi o essere uguali. Il modo di viaggiare fa la differenza. 

Forse è capitato anche a te di fermarti improvvisamente e di capire di te stesso una cosa che sentivi da tempo, ma sulla quale non riuscivi a riflettere. Perchè la nostra vita è un “work in progress”,  costantemente “under construction” come si ama scrivere sulle porte delle nostre pagine on line. Bè, quella cosa che probabilmente ti lascia perplesso e ipnotizzato a guardare fuori da una finestra, si potrebbe chiamare meta. Ognuno di noi ha una o più mete. Ed ognuno di noi ha diverse strade per raggiungerle. La differenza non è nelle strade o nelle mete, ma in come si affrontano le due cose e nel peso che si da ad ognuna delle due. C’è chi predilige il viaggio e si preoccupa che sia comodo e spende tempo e monete per circondarsi di cose che potrebbero servire, … potrebbero. Magari due di ogni cosa, non si sa mai. E si allena all’uso di tecnologie che potrebbe usare qualora se ne presenti l’occasione e che comunque è divertente tenere in mano e ancora di più acquistare al miglior prezzo. Il viaggio pare quasi essere un alibi per attrezzarsi e mettersi la divisa giusta e gli strumenti diventano piccole mete da raggiungere, conquistare, dominare, esibire. Lentamente, ma inesorabilmente, si perde di vista la direzione iniziale e il viaggio procede zigzagando velocemente con il carrello tra i tanti scaffali on line, gettando dentro ogni cosa possa fare la differenza tra chi possiede 

potenzialità e chi dice di averne. C’è chi invece predilige la meta, viaggia leggero e non da troppa importanza a come la dovrà raggiungere. L’importante è che il risultato sia quello voluto, costruito mentalmente e progettato senza mediare tra quello che la tecnologia può farti fare e quello che la creatività vuole ottenere. Sono spiriti liberi, capaci di arrivare al posto giusto con un paio di curve di matita su di un vecchio foglio di carta, senza lasciarsi fermare da un calo di corrente o da un processore surriscaldato. Sono quelli convinti che una buona idea resta tale sia a colori che in bianco e nero, che da un piccolo rettangolo devi saper guardare oltre prima di bloccare ciò che vedi, che un disegno realizzato a matita o con una penna digitale resta un disegno a meno che non ci sia dell’altro, che mille calcoli sulla resa tolgono tempo all’istinto e ad esso la passione, che se ti rubano un pc ti portano via dei file, ma se ti rubano un’idea … poca roba: il cervello resta al suo posto e pronto all’uso. Non si tratta di capire o scegliere il modo giusto di andare avanti, e nemmeno di insegnare un metodo che ad ognuno arriverebbe in maniera diversa e distorta. Si tratta di talento forse, di istinto sicuramente. Percorsi e mete possono somigliarsi o essere uguali. Il modo di viaggiare fa la differenza. 

Francesco Lemma  24 Febbraio 2020

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